Kaspersky, le PMI italiane sono un bersaglio strutturale per il cybercrime
好的,我需要帮助用户总结这篇文章的内容,控制在100个字以内,并且不需要特定的开头。首先,我会通读整篇文章,抓住主要信息。 文章主要讲的是2025年网络安全的情况。Kaspersky的数据显示,每天有50万个新的恶意文件,比2021年增加了约38万。这说明网络犯罪已经工业化、自动化了。特别是意大利的中小企业(PMI)成为主要目标,攻击方式包括PUA、密码窃取、间谍软件和后门程序。这些攻击越来越隐蔽,很难被传统防御手段发现。 此外,文章还提到中小企业在网络安全上的不足,比如缺乏策略、资源和专业人员。最后,展望2026年,预计攻击会更加精准,针对供应链、物流以及智能系统等新目标。 总结时需要涵盖恶意软件的增长、中小企业面临的威胁、攻击方式的变化以及未来的趋势。同时要保持简洁,在100字以内。 现在把这些要点整合成一个连贯的句子: “2025年网络犯罪呈现工业化趋势,每日新增恶意文件达50万。意大利中小企业成主要目标,攻击方式隐蔽化。防御需转向主动策略以应对未来威胁。” 这样既涵盖了关键数据和趋势,又保持了简洁。 </think> 2025年网络犯罪呈现工业化趋势,每日新增恶意文件达50万。意大利中小企业成主要目标,攻击方式隐蔽化。防御需转向主动策略以应对未来威胁。 2025-12-17 13:30:51 Author: www.securityinfo.it(查看原文) 阅读量:4 收藏

Dic 17, 2025 Attacchi, Hacking, In evidenza, Intrusione, Leaks, Malware, Minacce, News, Phishing, Tecnologia


Mezzo milione di nuovi file malevoli al giorno. È questo il “numero dell’anno” indicato da Cesare D’Angelo, General Manager Italia, Francia e Mediterraneo di Kaspersky, per raccontare il 2025 della cybersicurezza.

Un dato che fotografa meglio di qualsiasi slogan la trasformazione del malware in un fenomeno industriale, continuo e automatizzato.

Non si tratta di un picco isolato: il numero medio giornaliero di file dannosi individuati da Kaspersky è cresciuto infatti in modo costante negli ultimi cinque anni, passando da circa 380 mila nel 2021 ai 500 mila del 2025.

Una progressione lineare che racconta un ecosistema criminale ormai strutturato, capace di produrre minacce su scala industriale e di adattarsi rapidamente alle contromisure difensive.

A rendere possibile questa crescita non è solo l’aumento del numero di gruppi criminali, ma anche un uso sempre più esteso di strumenti automatizzati.

Cesare D’Angelo, General Manager Italia, Francia e Mediterraneo di Kaspersky.

Tecniche di analisi, generazione e adattamento del codice, sempre più spesso assistite dall’intelligenza artificiale, consentono oggi di abbassare drasticamente costi e tempi di produzione del malware.

Il risultato è un cybercrime meno artigianale e sempre più vicino a un modello industriale.

Italia nel mirino: le PMI come obiettivo prioritario

In questo scenario mondiale già complesso, l’Italia emerge come uno dei Paesi più esposti.

I dati mostrano infatti che il 25% degli attacchi alle PMI rilevati in Europa ha colpito aziende italiane, spesso sotto forma di PUA, le cosiddette Potentially Unwanted Applications, ossia applicazioni apparentemente legittime che imitano brand conosciuti e vengono sfruttate come vettori di compromissione.

“Le PMI non sono solo nel radar dei cyber criminali, sono tra i loro obiettivi principali”, ha spiegato Cesare D’Angelo.

Una vulnerabilità che s’intreccia con la struttura stessa del tessuto produttivo italiano, fatto di imprese medio-piccole con risorse limitate e una superficie digitale in costante espansione.

Credenziali rubate e accessi silenziosi

Il dato forse più indicativo riguarda la tipologia delle minacce. Nel 2025 si è registrata una forte crescita di password stealer, spyware e backdoor, con un aumento particolarmente marcato in Italia rispetto alla media globale.

È il segnale di un cambio di paradigma: l’obiettivo non è più solo infettare, ma entrare senza farsi notare. “In diversi casi che abbiamo analizzato”, ha osservato D’Angelo, “ci siamo accorti che l’attaccante era rimasto all’interno dei sistemi per mesi, se non per anni, prima di essere individuato”.

Il furto di credenziali consente infatti di accedere con permessi legittimi, trasformando l’intrusione in una presenza silenziosa e persistente, difficile da individuare con strumenti di difesa tradizionali.

Strategie deboli e overload operativo

A rendere il quadro ancora più critico è la fotografia interna delle PMI. Solo il 25% dichiara di avere una strategia di cybersecurity solida, mentre il 68% ammette di affidarsi a piani formali che non si traducono in misure operative concrete.

Il problema non è solo tecnologico, ma organizzativo: il 33% delle aziende segnala di ricevere troppi alert, mentre il 30% considera il monitoraggio delle minacce un’attività che richiederebbe una risorsa dedicata a tempo pieno.

In un contesto in cui la sicurezza ricade spesso su team IT non specializzati, impegnati anche nella gestione quotidiana dei sistemi e del supporto agli utenti, il rischio è che gli avvisi vengano ignorati o sottovalutati.

A questo si aggiunge la carenza di competenze: il 17% delle PMI dichiara di non disporre di personale qualificato e, secondo il 25% degli intervistati, i vertici aziendali non riconoscono ancora pienamente la rilevanza strategica della cybersecurity.

Superficie d’attacco in crescita, difesa che fatica a tenere il passo

Nel complesso, i numeri raccontano una dinamica chiara: il volume, la complessità e l’automazione degli attacchi crescono più rapidamente della capacità di difesa delle aziende.

Windows resta il bersaglio principale, con il 48% degli utenti colpiti da diverse tipologie di minacce nel 2025, contro il 29% su macOS, a conferma che la diffusione resta un fattore determinante nelle scelte degli attaccanti.

Ma il punto centrale è un altro: la superficie d’attacco si espande più velocemente delle contromisure. “È per questo”, ha dichiarato D’Angelo, “che non basta più una difesa reattiva. Serve una visione di medio-lungo termine, capace di adattarsi all’evoluzione delle minacce e di guidare gli investimenti in modo coerente”.

Senza questo cambio di prospettiva, la scoperta dell’attacco rischia di arrivare quando è ormai troppo tardi.

Uno sguardo al 2026: attacchi più mirati e nuove superfici di rischio

Se il 2025 ha confermato la maturità industriale del cybercrime, le analisi di Kaspersky indicano che il 2026 potrebbe spingere questa evoluzione ancora oltre.

In particolare, è atteso un aumento di attacchi in grado di colpire in modo diretto supply chain e logistica globale, con un’attenzione crescente ai settori dell’energia e delle tecnologie avanzate.

Allo stesso tempo, gli attaccanti potrebbero rivolgersi sempre più spesso a obiettivi finora considerati “non classici”, come sistemi di trasporto intelligenti, smart building e infrastrutture satellitari, spesso meno protetti e regolamentati.

Sul piano geografico, l’attenzione potrebbe spostarsi progressivamente verso Asia, Medio Oriente e America Latina, aree in cui stanno crescendo investimenti industriali e digitalizzazione.

A fare da moltiplicatore, ancora una volta, sarà l’uso di tecniche sempre più automatizzate e assistite dall’intelligenza artificiale, capaci di rendere questi attacchi più adattivi, persistenti e difficili da intercettare.



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