Perché Bitcoin e altre criptovalute sono crollate
好的,我现在需要帮用户总结一篇文章的内容,控制在100字以内,并且不需要特定的开头。首先,我得仔细阅读这篇文章,理解其主要观点和结构。 文章主要讨论了加密货币市场中的“逢低买入”策略,也就是在市场下跌时买入,等待回升。作者通过比特币的历史波动举例说明了这一策略的有效性,比如2017/18年的崩盘后,比特币价格从19,000美元跌至3,500美元,后来又回升到67,000美元。接着,文章提到了其他历史事件,如罗思柴尔德男爵和乔·肯尼迪的投资案例,进一步说明逆市投资的重要性。 然后,文章分析了最近加密货币市场的下跌原因。这可能与机构投资者的介入有关,特别是ETF的普及导致加密货币市场与传统金融市场更加相关。此外,就业数据和美联储政策的变化也对市场产生了影响。文章还提到加密货币市场的周期性波动和每四年一次的涨跌循环。 最后,文章指出当前市场的调整可能只是周期性的一部分,并非彻底崩溃。因此,“逢低买入”的策略仍然适用。 总结起来,我需要将这些要点浓缩到100字以内。重点放在“逢低买入”策略、历史案例、市场下跌的原因以及周期性波动上。 现在开始组织语言: 首先介绍“逢低买入”策略及其在加密货币中的应用效果。然后提到历史案例的支持。接着说明最近市场下跌的原因是机构介入和传统金融市场的关联增加。最后指出当前调整可能是周期性的一部分,“逢低买入”仍适用。 这样应该能涵盖主要内容,并且控制在字数限制内。 </think> 本文探讨了加密货币市场的“逢低买入”策略及其历史表现,并分析了近期市场下跌的原因。比特币在过去多次大跌后均实现大幅回升,“逢低买入”成为投资者常用策略。然而,随着机构投资者的介入和加密货币与传统金融市场的关联增强,其波动性逐渐降低。近期比特币价格从高位回落约30%,部分原因是全球经济不确定性及美联储政策变化。尽管如此,“逢低买入”仍被视为逆市投资的有效方式。 2025-12-10 10:1:36 Author: www.guerredirete.it(查看原文) 阅读量:5 收藏

Dei tanti comandamenti che regolano il mondo delle criptovalute, il più noto e importante è probabilmente quello che recita: buy the dip (“compra il calo”). Non è una vera e propria regola (che d’altra parte, in campo finanziario e speculativo, non esistono), ma è innegabile che chi – nel corso dei quasi due decenni di esistenza dei bitcoin – ha approfittato dei vari crolli che si sono susseguiti per acquistare la più antica delle criptovalute raramente ha sbagliato.

I numeri parlano chiaro: dopo lo scoppio della grande bolla dell’inverno 2017/18, il valore dei bitcoin precipitò da 19mila a 3.500 dollari. Chi avesse avuto il sangue freddo di acquistare i bitcoin al loro minimo e mentre la stampa ne celebrava per l’ennesima volta la “morte”, per poi attendere pazientemente la risalita, avrebbe potuto realizzare nel novembre 2021, poco più di due anni e mezzo più tardi, un guadagno del 1800% circa (i bitcoin toccarono infatti, quel mese, 67mila dollari).

Lo stesso si è ripetuto in altre occasioni, sia precedenti sia successive: ogni crollo del mercato delle criptovalute è stato seguito da una netta risalita, che nel caso dei bitcoin li ha portati a infrangere un record dopo l’altro, fino a raggiungere il massimo storico di 124mila dollari nell’ottobre del 2025 (dopo essere scesi fino a 16mila dollari del dicembre 2022).

È anche per questa ragione che quando si moltiplicano i titoli sull’ennesimo (e, dal punto di vista speculativo, inevitabile) crollo delle criptovalute, è anche il momento in cui i true believers, ovvero i più fedeli sostenitori del mondo cripto, approfittano di quelli che considerano “prezzi di saldo” per acquistare bitcoin o altre monete digitali e poi attendere la risalita.

Investimenti controcorrente

Per quanto queste regole – che sono in verità previsioni basate sul comportamento passato – potrebbero sempre venire smentite, va sottolineato che il concetto di “buy the dip” non riguarda soltanto le criptovalute, ma viene anzi applicato nel mondo finanziario da secoli. Due aneddoti sono ormai passati alla leggenda (ed è infatti impossibile stabilirne la veridicità storica): il primo risale addirittura ai primi del 1800, quando Nathan Mayer Rothschild approfittò del panico causato dalle Guerre Napoleoniche per acquistare i titoli di stato britannici di cui tutti volevano liberarsi e poi, dopo la vittoria del Regno Unito, si arricchì immensamente. Il modo di dire che gli viene attribuito riassume in poche parole il concetto: “Compra quando c’è il sangue per le strade” (in cui il “sangue” è preferibilmente da intendersi metaforicamente con il significato di “crollo del valore degli asset finanziari”).

Il secondo aneddoto ha invece come protagonista Joe Kennedy. La leggenda vuole che nel 1929, all’apice della frenesia dei mercati, il padre del futuro presidente degli Stati Uniti JFK si fermò in un vicolo di Wall Street per farsi lucidare le scarpe. Mentre svolgeva il lavoro, il lustrascarpe confidò a Kennedy quali fossero le azioni secondo lui più promettenti. Per l’investitore fu una sorta di epifania: comprese che, se perfino una persona priva di qualunque competenza finanziaria si stava dilettando con le azioni, era giunto il momento di vendere. In questo modo, Joe Kennedy riuscì a liberarsi delle sue azioni mentre ancora erano ai valori massimi. Il martedì successivo, il 29 ottobre del 1929, i mercati crollarono e iniziò la Grande Depressione.

Sono due aneddoti che riassumono il cosiddetto “investimento controcorrente” (compra quando tutti vendono e viceversa) e che, tornando al mondo delle criptovalute, potremmo aggiornare così: vendi quando perfino il TG1 parla del boom dei bitcoin e compra quando sui social tutti dicono che sono morti.

Perché sono crollate le criptovalute

Andrà così anche questa volta? Le ultime settimane sono state molto pesanti sotto il fronte delle criptovalute. E questo nonostante una parte consistente degli addetti ai lavori avesse vaticinato una nuova imponente ascesa proprio nel corso dell’inverno del 2025-26, seguendo così fedelmente quel ciclo quadriennale di crescita che segue il momento dell’halving (quando cioè viene dimezzata la ricompensa in bitcoin elargita ai “miner”).

E invece, dopo i massimi di ottobre e una fase di stagnazione, il mercato delle criptovalute è crollato sul finire del mese di novembre: i bitcoin sono scesi di oltre il 30% rispetto ai massimi di ottobre 2025 (da 124mila a 84mila dollari), mentre cali anche peggiori sono stati accusati da ether (-40%), XRP (-45%) e tutte le altre principali altcoin. Nel complesso, il mercato delle criptovalute ha perso oltre mille miliardi di dollari di valore, prima di tentare, nei primi giorni di dicembre, una timida ripresa.

Che cos’è successo? Perché un crollo così improvviso e imprevisto proprio nell’anno dell’elezione di Donald Trump, che in campagna elettorale aveva promesso di rendere gli Stati Uniti la prima “cripto-superpotenza” della storia? La teoria più diffusa, ripresa anche dal Wall Street Journal, vuole che questo crollo sia paradossalmente legato al successo delle criptovalute e alla loro diffusione tra i grandi investitori istituzionali, avvenuta soprattutto in seguito all’esplosione degli ETF. Gli exchange-traded fund sono strumenti finanziari quotati in Borsa, che replicano l’andamento di un asset – in questo caso i bitcoin o gli ether – e che consentono agli investitori di esporsi alle criptovalute senza possederle direttamente. 

Dopo le prime approvazioni negli Stati Uniti, avvenute a inizio 2024, gli ETF che trattano bitcoin ed ether sono esplosi, venendo adottati da colossi come BlackRock, Fidelity, Invesco, Ark Invest e attirando decine di miliardi di dollari (che a loro volta hanno fatto crescere il valore del mercato cripto, che tra il 2024 e il 2025 è passato da 1.600 a 4.200 miliardi di dollari).

Come ha però sintetizzato, parlando con il WSJ, Cory Klippsten, CEO dell’exchange Swan Bitcoin, “una volta che le istituzioni sono coinvolte, le criptovalute iniziano a essere scambiate come un asset istituzionale”. In parole più semplici, i tempi in cui l’andamento dei bitcoin era scollegato dal mercato tradizionale (e in alcune occasioni andava addirittura in direzione inversa, perché i più avventurosi si rivolgevano alle criptovalute quando Wall Street non dava loro soddisfazione) sono passati. Oggi, proprio per via della loro adozione istituzionale, il mercato delle criptovalute tende a muoversi in maniera sempre più correlata agli indici finanziari tradizionali.

Stando a questa interpretazione, non è un caso che il crollo dei bitcoin sia avvenuto a novembre, mese segnato da grandi turbolenze finanziarie legate al timore di un imminente scoppio della bolla dell’intelligenza artificiale. Per quanto percentualmente più contenuto, il brusco calo del valore delle azioni di Nvidia o Meta si è verificato negli stessi giorni in cui sono crollate le criptovalute, confermando come il mercato dei bitcoin ormai segua l’andamento di quello tradizionale.

“Dal mese di ottobre, i bitcoin si sono comportati più come azioni tech ad alta crescita che come un bene rifugio non correlato”, si legge sul South China Morning Post, che cita un report della Deutsche Bank. Che la correlazione tra il mercato cripto e quello tradizionale stesse aumentando era evidente già da tempo, ma il fatto che questa dinamica si stia ulteriormente rafforzando potrebbe allontanare i cosiddetti investitori “retail” (i piccoli investitori comuni), che sono stati storicamente attratti dall’alta volatilità dei bitcoin e dai loro meccanismi peculiari. 

Nel momento in cui il mercato delle criptovalute (soprattutto di quelle più consolidate) inizia a muoversi come il Nasdaq e a diventare sempre più istituzionale, i piccoli investitori potrebbero andare in cerca di nuovi e ancora sconosciuti modi per facili (ma rischiosi) guadagni, com’è stato in passato con i “marijuana stocks”, i meme stocks (celebre il caso GameStop) e più di recente con i memecoin (su cui torneremo tra poco).

A confermare questa teoria è ancora la Deutsche Bank, secondo cui l’adozione dei bitcoin e delle altre più diffuse criptovalute sarebbe scesa tra gli investitori retail dal 17% della scorsa estate al 15% attuale. Un calo ridotto ma significativo, visto che l’adozione in costante crescita (anche se solo a scopo di compravendita) è uno dei fattori fondamentali alla base delle previsioni al rialzo. 

Un altro aspetto che probabilmente ha influenzato il crollo dei bitcoin è che, come nota la CNBC, i dati sull’occupazione negli Stati Uniti per il mese di settembre hanno mostrato una crescita dei posti di lavoro più forte del previsto (119mila nuovi impieghi contro i circa 50mila previsti). Numeri positivi ma che hanno ridotto la probabilità di un taglio dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve durante il mese di dicembre, mentre contestualmente anche la BCE ha mantenuto i tassi invariati. I tagli dei tassi sono generalmente considerati una buona notizia per il prezzo dei bitcoin, perché aumentano la liquidità nei mercati e quindi possono fare da volano ai mercati speculativi.

Il boom c’è già stato

E se invece le cose fossero molto più semplici di così? Come abbiamo accennato, almeno a partire dal 2013 i bitcoin si muovono a cicli quadriennali, con il massimo della crescita che avviene durante l’inverno. È uno schema che si ripete da 12 anni e che non ha mai tradito le aspettative. Ma è possibile che un meccanismo speculativo si ripeta identico ogni quattro anni? Ovviamente, no: se tutti sapessimo con certezza quando vendere e quando comprare non troveremmo nessuno disposto, viceversa, ad acquistare ciò che vogliamo vendere o a vendere quando vogliamo comprare.

Una variabilità nella dinamica del ciclo quadriennale è necessaria per evitare che il mercato si blocchi. E quindi, se il tanto atteso boom delle criptovalute ci fosse semplicemente già stato? Se fosse solo stato anticipato rispetto alle attese, e adesso stessimo assistendo all’inevitabile correzione che segue un’imponente crescita? Se l’ascesa – e anche il declino, se si arresterà sui valori attuali – fosse semplicemente stata inferiore alle attese?

In effetti, il primo grande picco storico nel valore dei bitcoin e delle altcoin (ether e tutte le altre criptovalute minori) fu raggiunto, come detto, nella metà del dicembre 2017. Avanti di quattro anni, nel 2021 il nuovo massimo dei bitcoin viene raggiunto nella prima metà di novembre, quindi circa un mese in anticipo. Nel 2025, il massimo storico dei bitcoin è stato raggiunto a ottobre (tutti i dati sono presi da CoinMarketCap e CoinGecko).

È come se il picco di questo famigerato ciclo quadriennale venisse via via anticipato di un mese dagli investitori più avveduti, che così mandano il primo importante segnale ribassista al mercato. Allo stesso tempo, e in questo caso probabilmente a causa dell’istituzionalizzazione dei bitcoin, le impennate della più antica criptovaluta e del mercato nel suo complesso sono sempre meno brusche.

Dal massimo del 2013 a quello del 2017, il valore dei bitcoin aumentò di quasi 20 volte (da mille dollari a 19mila). Tra il 2017 e il 2021, la crescita fu “solo” del 230% (da 19mila a 67mila). Tra il 2021 e il 2025 è stata (a meno di improvvise sorprese) invece del 96% (da 67mila a 124mila). Se le cose stessero così, sarebbe un altro segnale della normalizzazione dei bitcoin e i suoi fratelli, il cui mercato continua a essere molto più volatile delle azioni tradizionali, ma lo è sempre meno.

C’è però un altro elemento che torna ogni quattro anni e che ha accompagnato le varie ascese dei bitcoin e delle altcoin: il fatto che ogni ciclo fosse anticipato e alimentato da un concomitante fenomeno ultraspeculativo sempre basato su blockchain e criptovalute. Nel 2017 fu la volta delle ICO (initial coin offering, una sorta di “quotazione in borsa” ufficiosa di alcune imprese basate su blockchain, che si finanziavano vendendo i loro token, acquistati nella speranza che aumentassero di valore). Nel 2021 fu invece il turno dei notissimi NFT (non-fungible token, una specie di firma elettronica basata su blockchain che certifica la proprietà di un bene digitale). 

E nel 2025? Per quanto siano almeno in parte già stati dimenticati, l’anno che sta per concludersi (e anche quello precedente) è stato all’insegna dei “memecoin”: token creati su piattaforme blockchain come Ethereum o Solana, che spesso prendono il nome di influencer o celebrità (tra cui lo stesso Donald Trump), la cui vita finanziaria è di pochi giorni o settimane e che vengono creati senza nessuno scopo al di fuori della pura e spregiudicata speculazione. 

Tutto ciò sembra confermare, insomma, che il ciclo non sia stato mancato, ma semplicemente sia stato meno robusto delle attese (o speranze) e leggermente anticipato: “La verità è che l’hangover era iniziato già da mesi”, ha spiegato Thomas Perfumo, economista dell’exchange Kraken. La sensazione che si sia giunti alla fine dell’attuale ciclo è confermata anche da Matthew Hogan, responsabile degli investimenti di Bitwise Asset Management: “Penso che si sia più vicini alla fine delle vendite che al loro inizio, ma i mercati sono in turbolenza e potrebbero esserci altri cali prima di vedere una risalita”.

Se così fosse, significherebbe che a una crescita ridotta segue una correzione di circa il 30/40%, molto inferiore rispetto ai crolli del passato, che superavano anche l’80%. Bisognerà però aspettare ancora a lungo per essere sicuri che la caduta si sia già fermata, e nel frattempo – ovviamente – tutto potrebbe ancora accadere e ogni previsione e interpretazione venire seccamente smentita.


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