Il CISO (Chief Information Security Officer) è oggi una delle figure più richieste e strategiche all’interno delle aziende. Non si tratta soltanto di un tecnico della sicurezza informatica, ma di un vero leader manageriale, chiamato a tradurre la complessità tecnologica in decisioni capaci di proteggere il business.
È questa la prospettiva emersa dal podcast “L’importanza di avere un CISO”, pubblicato nella serie Pillole di Cybersicurezza by Shot Cybersecurity Awareness, in cui Lina Novetti, responsabile della divisione Awareness di Shot, ha delineato il ruolo e le responsabilità di questa figura.
Secondo Novetti, il CISO non è un tecnico isolato, ma un «architetto della resilienza digitale» capace di guidare team di esperti e di coordinare le strategie di difesa.
Come un direttore d’orchestra, ha il compito di armonizzare le diverse competenze per garantire che ogni elemento del sistema informativo sia protetto da possibili attacchi.
Questa immagine rende bene la portata trasversale di un ruolo che non si limita all’ICT, ma abbraccia anche la governance, il risk management (componente spesso troppo trascurato nelle architetture di cyber security che consente di ridurre costi e tempi in modo sensibile: approccio sempre più proattivo) e la continuità operativa.
Il CISO diventa così il punto di contatto privilegiato tra la dimensione tecnica e quella strategica. Le sue scelte hanno un impatto diretto sulla reputazione aziendale, sulla protezione dei dati e sulla capacità di rispondere agli obblighi normativi. Non sorprende che, nelle organizzazioni più consapevoli, il CISO sia sempre più vicino al vertice decisionale.
Nella descrizione di Novetti emerge un quadro chiaro: il CISO definisce la strategia di sicurezza informatica, allineandola agli obiettivi di business. Questa responsabilità include la valutazione dei rischi, l’identificazione delle vulnerabilità e la definizione delle priorità per difendere asset sensibili e infrastrutture critiche.
L’attività quotidiana comprende la supervisione delle misure di protezione: dai sistemi di rilevamento delle intrusioni alle politiche di accesso, fino ai programmi di formazione per dipendenti e manager.
Un altro compito fondamentale è la gestione dei piani di risposta agli incidenti, pensati per ridurre l’impatto di un eventuale attacco. Come sottolineato, il CISO «è come un generale che dispiega le sue truppe e pianifica ogni mossa per difendere il proprio territorio digitale».
Questa visione militare della sicurezza informatica sottolinea l’importanza della proattività. Un buon CISO non si limita a reagire, ma lavora per anticipare le mosse degli attaccanti, studiando le tendenze del panorama cyber e implementando soluzioni adeguate.
Uno dei punti più rilevanti emersi dal podcast riguarda la collocazione del CISO all’interno dell’organigramma. Storicamente, questa figura ha fatto riferimento al CIO, il Chief Information Officer. Tuttavia, come evidenziato da Novetti, c’è «una crescente tendenza a elevarne la posizione per garantire maggiore indipendenza, visibilità e autorità a livello strategico».
In molti casi, dunque, il CISO riporta direttamente al CEO, al CRO o al Consiglio di Amministrazione. Questo passaggio riflette un cambio di paradigma: la cybersecurity non è più considerata un tema puramente tecnico, ma un vero e proprio rischio aziendale da gestire a livello esecutivo.
Il ruolo del CISO è strettamente connesso alla compliance normativa. Le organizzazioni devono allinearsi a standard come ISO 27001, ai framework internazionali come il NIST e alle linee guida emanate da autorità di settore come l’EBA. Inoltre, per le piccole e medie imprese critiche, la direttiva NIS 2 rappresenta un riferimento imprescindibile.
Novetti evidenzia come il CISO debba possedere una conoscenza approfondita di questi strumenti, che non sono meri adempimenti burocratici, ma veri modelli di gestione dei rischi informatici. La capacità di tradurre tali framework in politiche operative concrete è uno degli elementi che distinguono un professionista esperto da un approccio improvvisato.
Un passaggio significativo della puntata è dedicato alle piccole e medie imprese. Novetti chiarisce che, quando non sia possibile assumere un CISO interno, è comunque consigliabile ingaggiare un esperto di sicurezza o affidarsi a un fornitore esterno. Ciò che conta è mantenere una governance interna, per non delegare totalmente la gestione dei rischi.
La mancanza di risorse non giustifica l’assenza di attenzione alla sicurezza. Anche nelle PMI, la figura del CISO o del consulente esterno serve a garantire che ogni decisione tecnologica sia valutata dal punto di vista della protezione dei dati e della continuità operativa.
Il CISO è descritto come un professionista con esperienza in diversi ambiti: IT, reti, compliance, governance e, sempre più spesso, AI security. Questa pluralità di competenze permette di affrontare scenari complessi, nei quali la tecnologia si intreccia con aspetti legali ed economici.
Non meno importanti sono le competenze relazionali. Novetti sottolinea che il CISO è un «consulente e un riferimento per l’alta dirigenza, traducendo la complessità tecnica in chiare indicazioni strategiche». In altre parole, il valore del CISO si misura anche nella capacità di dialogare con i decisori, favorendo una cultura aziendale orientata alla sicurezza.
La puntata si chiude con un monito rivolto a imprenditori e manager: la sicurezza informatica non può essere considerata solo un costo. Come afferma Novetti, «la cyber security non è più un centro di costo, ma un investimento strategico per proteggere la continuità aziendale».
Gli attacchi informatici hanno conseguenze economiche e reputazionali che possono mettere in crisi anche le aziende più solide. Un CISO competente consente di ridurre al minimo tali rischi, rafforzando la resilienza dell’intera organizzazione.