Guerre di Rete - una newsletter di notizie cyber
di Carola Frediani
N. 213 - 15 novembre 2025
Cosa è e come funziona la newsletter Guerre di Rete
Specie per i nuovi, ricordo che questa newsletter (che oggi conta 15mila iscritti - ma molti più lettori, essendo pubblicata anche online) è gratuita e del tutto indipendente, non ha mai accettato sponsor o pubblicità, e viene fatta nel mio tempo libero. Se vi piace potete contribuire inoltrandola a possibili interessati, o promuovendola sui social.
Il progetto editoriale Guerre di Rete
In più, il progetto si è ingrandito con un sito indipendente e noprofit di informazione cyber, GuerrediRete.it. Qui spieghiamo il progetto. Qui l’editoriale di lancio del sito.
Qui una lista con link dei nostri progetti per avere un colpo d’occhio di quello che facciamo.
AVVISO: la presentazione del mio romanzo L’inganno dell’automa (di cui trovate una recensione questo mese su Le Monde Diplomatique in uscita col manifesto) prevista a Genova il 21 novembre è stata rimandata per cause di forza maggiore. Verrà riprogrammata più avanti.
Per lo stesso motivo questa newsletter non uscirà per almeno due settimane. Ma il sito continuerà a essere aggiornato.
Se volete sostenere questo progetto (aiutandolo anche ad avere maggior continuità), vi ricordo che è ancora in corso il crowdfunding di Guerre di Rete.
SOSTENETECI, DIVENTATE EDITORI DI RETE!
Qualche settimana fa abbiamo lanciato il nostro terzo crowdfunding, la raccolta fondi, per Guerre di Rete, per la newsletter che state leggendo, per il sito Guerredirete.it e per il progetto editoriale più ampio, che include anche la produzione di ebook, le dirette online, una newsletter in inglese.
Abbiamo intanto raggiunto i quindicimila euro di donazioni da centinaia di sostenitori! Grazie a tutti i nostri Editori di Rete!
Il crowdfunding però va avanti, perché da qui a Natale abbiamo ancora degli obiettivi da raggiungere (o almeno ci proviamo). Li trovate tutti sulla pagina del crowdfunding. Dunque se non lo avete ancora fatto e volete sostenere questo progetto, trovate tutte le istruzioni cliccando su questo bottone qua sotto. Intanto, sono partite le ricompense.
In questo numero:
-Avvistamenti di droni in Europa, gli Stati accelerano SICUREZZA
-Enshittification: il progressivo degrado delle piattaforme digitali
-Quanto e come usiamo davvero l’intelligenza artificiale?
-Varie
Avvistamenti di droni in Europa, gli Stati accelerano
Gli avvistamenti di droni non identificati nei pressi di aeroporti, infrastrutture critiche e basi militari continuano a mandare in fibrillazione le cancellerie europee. Gli ultimi casi hanno riguardato il Belgio che, a inizio mese, ha dovuto interrompere le attività degli aeroporti di Bruxelles e Liegi, mentre altri droni sono stati avvistati sopra basi militari e il porto di Anversa.
Secondo quanto riportato da Dronelife, a Kleine Brogel (una delle basi militari belghe su cui sono volati i droni) gli investigatori hanno notato come due fasi di attività. Prima, sono apparsi droni più piccoli, forse per sondare le frequenze radio utilizzate dai servizi di sicurezza. Successivamente, velivoli più grandi sono entrati nello spazio aereo ad altitudini più elevate, suggerendo l’uso di sistemi di comunicazione diversi.
Questa descrizione si basa su alcune dichiarazioni fatte dal ministro della Difesa Theo Francken, che ha anche aggiunto: “Sembra un’operazione di spionaggio. Da parte di chi, non lo so. Ho qualche idea, ma sarò cauto nel fare ipotesi”.
Nessun operatore è stato ancora identificato.
In ogni caso, il Belgio ha considerato questi incidenti come una minaccia seria. Il Consiglio di sicurezza nazionale si è riunito in seduta straordinaria per discutere una risposta immediata. E i ministeri della Difesa e dell’Interno si sono attivati per rafforzare il monitoraggio dello spazio aereo e colmare il divario tecnologico.
Sebbene il governo abbia evitato di menzionare presunti colpevoli in modo ufficiale, il già citato ministro della Difesa Francken ha indicato la Russia come “un sospettato plausibile”.
A rincarare la dose ci ha pensato la Germania. Secondo il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius, la presenza di questi droni sarebbe collegata ai negoziati dell’Ue sul trasferimento dei beni russi congelati all’Ucraina. La maggior parte dei beni congelati è sotto la supervisione del Belgio.
Sebbene l’individuazione dei responsabili resti al momento incerta, e manchino (o non siano stati mostrati) elementi tangibili di attribuzione, la vicenda (che arriva in coda a una lunga serie di avvistamenti in altri Stati, dalla stessa Germania alla Danimarca, Svezia e altri, come avevo raccontato qua) sta portando a una accelerazione della collaborazione europea in questo ambito. UK, Francia e Germania hanno annunciato l’invio di personale e attrezzature per aiutare il Belgio a contrastare le incursioni dei droni nelle vicinanze di siti sensibili.
Secondo la BBC, e confermato dalla stessa RAF, a essere dispiegati saranno delle unità speciali della Royal Air Force con tecnologie e addestramenti antidrone.
Di quali capacità disporrebbero? Non è chiarissimo. Sappiamo però che la Gran Bretagna ci ha investito parecchio; ad esempio, ha investito 40 milioni di sterline per sviluppare un sistema a onde radio in grado di neutralizzare sciami di droni, testato a quanto pare con successo negli scorsi mesi. Il sistema utilizzerebbe onde radio ad alta frequenza, interrompendo o danneggiando componenti elettronici critici e causando il crash o il malfunzionamento dei droni, scriveva ad aprile Defensenews.
Che aggiungeva: “Tali sistemi potrebbero contribuire a proteggere da droni non identificati le aree sensibili per la sicurezza, come le basi militari, e prevenire le interruzioni del traffico aereo negli aeroporti, ha affermato il governo. Negli ultimi anni, l’avvistamento di droni ha causato la chiusura di aeroporti in tutto il mondo”.
Non solo. A quanto pare gli avvistamenti sono molti di più di quelli che fanno notizia. Basti pensare che dall’inizio dell’anno, sono stati segnalati la bellezza di 187 avvistamenti di droni nei pressi delle basi militari della Gran Bretagna, secondo il ministro della Difesa britannico Vernon Coaker (che ha dato questa informazione mercoledì alla Camera dei Lord).
In ogni caso, come si diceva anche sopra, si stanno muovendo le commesse di tecnologie anti-drone. Secondo Intelligence online, nelle ultime settimane, Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia (tutti Paesi dove si sono verificati avvistamenti) avrebbero acquistato un sistema di rilevamento (Hydra 300) progettato dallo specialista francese anti-drone Cerbair. E dal 30 ottobre la società francese Alta Ares ha iniziato la produzione di massa di droni intercettori, testati in Ucraina.
Ma stiamo parlando solo della punta dell’iceberg di un settore in crescita vertiginosa, almeno quanto gli avvistamenti.
→ Per approfondire sul drone wall (il sistema di difesa antidrone) europeo, c’è un’interessante puntata del podcast di Gavin Ester, This is not a drill.
→ Leggi anche: I droni stanno trasformando la medicina di guerra (Guerre di Rete)
Guerra in Ucraina, i droni e l’Iran (dalla newsletter)
PIATTAFORME
Enshittification: il progressivo degrado delle piattaforme digitali
Intervista a Cory Doctorow sulle risposte radicali necessarie a liberarsi dello strapotere delle Big Tech statunitensi e su quel processo di degrado dell’esperienza utente che chiama “enshittification”. Sul sito di Guerre di Rete a firma di Laura Carrer.
“Sfuggire alle Big Tech americane non dovrebbe significare semplicemente rifugiarsi in un servizio alternativo (mail, cloud, social media, ecc.), anche perché il processo non è così semplice. “Non si copia e incolla la vita delle persone: le email, i file, i documenti custoditi nei cloud di Microsoft, Apple o Google. Nessun ministero, azienda o individuo lo farà”. Motivo per cui, secondo Doctorow, Eurostack è una possibile alternativa, ma che ha ancora tanta strada da fare.
Eurostack è un’iniziativa europea nata recentemente in risposta all’esigenza di costruire una sovranità digitale del Vecchio continente, indipendente dalle aziende tecnologiche straniere (specialmente USA). Coinvolge attivisti digitali, comunità open source, istituzioni europee e alcuni politici”
Leggi l’articolo su Guerre di Rete.
AI
Quanto e come usiamo davvero l’intelligenza artificiale?
L’integrazione a livello aziendale in Italia rimane bassa, ma sempre più spesso i lavoratori utilizzano in autonomia gli strumenti di AI generativa: con qualche vantaggio e parecchie criticità.
“Quando si parla di utilizzo dell’AI in ambito produttivo, specifica la ricercatrice, nella maggior parte dei casi sono strumenti con finalità molto specifiche, ben diversi dai chatbot che vengono proposti al grande pubblico. “Si tratta di piattaforme che richiedono investimenti a livello finanziario piuttosto rilevanti, che le PMI spesso non possono permettersi”, prosegue. “A livello di grandi aziende, i dati che abbiamo raccolto in questi anni indicano che almeno il 60% delle imprese ha implementato strumenti basati sull’AI o ha avviato almeno una sperimentazione”.
Di Deo sottolinea anche un altro aspetto: per sfruttare l’AI è indispensabile avere delle basi solide a livello di dati. Non si tratta dei famosi dataset necessari per addestrare gli algoritmi, ma di quelle informazioni che poi verranno elaborate dall’intelligenza artificiale per generare valore per l’impresa. “L’uso dell’AI per finalità come la manutenzione predittiva o il controllo qualità dei prodotti richiede la presenza di una serie storica. Chi non ha raccolto dati sulla sua attività negli ultimi 20 anni potrà difficilmente ottenere dei buoni risultati in questi ambiti”.
Leggi l’articolo su Guerre di Rete a firma di Marco Schiaffino.
VARIE
WEB
Archive.is nel mirino FBI
L’FBI sta cercando di smascherare il gestore di Archive.is, noto anche come Archive.today, un sito web che salva istantanee delle pagine web e viene comunemente utilizzato per aggirare i paywall dei siti di notizie.
Ars Technica
AI
La guerra degli agenti
Amazon ha chiesto a Perplexity di rimuovere dal suo negozio online Comet, il suo assistente virtuale o browser agentico. Dopo aver avvertito più volte Perplexity che il suo assistente per lo shopping basato sull’intelligenza artificiale violava i termini di servizio di Amazon non identificandosi come agente, il gigante dell’e-commerce ha inviato alla startup una lettera di diffida.
TechCrunch
FUNDING
Altro che Silicon Valley, le startup europee guardano al Giappone
Dal Giappone stanno affluendo molti soldi alle startup tecnologiche europee, perché gli investitori avversi al rischio preferiscono un ecosistema imprenditoriale più maturo. Sebbene l’ecosistema europeo delle startup e del venture capital abbia operato a lungo all’ombra della Silicon Valley, è diventato un terreno fertile per le aziende giapponesi.
Così riferisce CNBC.
EUROPA
L’Europol chiede di avere le mani libere nell’uso di strumenti AI
L’Europol vuole accelerare sull’acquisizione e l’uso di strumenti di intelligenza artificiale per combattere i reati più gravi, ha affermato un alto funzionario. A discapito dei controlli e delle protezioni sulla privacy.
Politico
GIORNALISMO
L’uso dell’AI nelle redazioni, con pro e contro.
Un reportage del NYT.
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