Il panorama della sicurezza informatica continua a essere dominato da minacce sempre più sofisticate ed attacchi su larga scala.
Nei primi mesi del 2025, il mondo ha assistito ad alcune delle violazioni di dati più gravi mai registrate, con conseguenze rilevanti per milioni di individui e per organizzazioni operanti in settori critici.
Dalla compromissione di credenziali nel comparto delle telecomunicazioni, agli attacchi mirati contro infrastrutture sanitarie e servizi cloud, il quadro è chiaro: il rischio informatico è in rapida evoluzione e mostra una pericolosa tendenza alla crescita.
Ecco perché è urgente che le organizzazioni adottino strategie efficaci di mitigazione del rischio informatico, capaci di ridurre al minimo l’impatto degli incidenti e di proteggere in modo proattivo le risorse digitali.
Ciò implica un impegno continuo nel rafforzare le capacità di prevenzione, di rilevamento e di risposta agli attacchi, costruendo un approccio resiliente e adattivo alla sicurezza.
La gestione del rischio informatico consiste:
Ovvero, non si tratta semplicemente di seguire una lista di controllo, bensì di un processo ciclico e dinamico – sine die – basato su scoperta, protezione e miglioramento continuo, volto a garantire la preparazione dell’organizzazione di fronte al rischio informatico.
È doveroso ricordare che il rischio informatico può avere origini diverse: attacchi esterni, errori umani, tecnologie obsolete o eventi imprevedibili come calamità naturali.
Inoltre, una gestione efficace del rischio consente all’organizzazione di affrontare tali scenari con maggiore prontezza, offrendo una visione chiara delle vulnerabilità esistenti e delle azioni necessarie per affrontarle.
Ancora una strategia strutturata di gestione del rischio informatico supporta un uso più efficiente delle risorse, indirizzando investimenti e sforzi verso le aree a maggiore criticità (per esempio, la protezione dei dati sensibili o la continuità operativa in caso di incidenti gravi, gli attacchi ransomware eccetera).
È fondamentale che, nel tempo, tale approccio si integri nei processi aziendali, contribuendo a creare una cultura organizzativa orientata alla resilienza e alla sicurezza, oltre a guidare le decisioni in termini di progettazione, di sviluppo e di manutenzione dell’infrastruttura digitale.
Una strategia efficace di gestione del rischio informatico va ben oltre la semplice prevenzione delle sanzioni o la conformità alle normative.
Un piano ben strutturato e correttamente implementato può infatti generare benefici concreti per l’organizzazione, tra cui:
Aiuta a scoprire vulnerabilità, configurazioni errate e sistemi obsoleti, prima che gli aggressori possano trarne vantaggio. Inoltre, una base di sicurezza solida riduce l’esposizione e migliora la resilienza in tutta l’organizzazione.
Garantisce che l’organizzazione soddisfi costantemente le normative del settore e gli standard interni, riducendo il rischio di sanzioni, audit non riusciti e danni alla reputazione.
Dimostrare un impegno concreto nella protezione dei dati contribuisce a consolidare la fiducia di clienti, partner e altri stakeholder.
In un contesto competitivo e ad alto rischio, la capacità di garantire sicurezza e trasparenza diventa un elemento distintivo e strategico per la reputazione dell’organizzazione.
Mette a disposizione dei team preposti strumenti operativi chiari – quali piani d’azione e dati sui rischi più critici – consentendo di intervenire con rapidità ed efficacia in caso di incidenti di sicurezza.
Ciò contribuisce a limitare i danni, ridurre i tempi di inattività, oltre a contenere le conseguenze operative ed economiche.
Assicura che le attività di gestione del rischio informatico siano pienamente integrate con le priorità aziendali, supportando la continuità operativa, il miglioramento dell’esperienza del cliente e l’adeguamento ai requisiti normativi.
Pertanto, la sicurezza non è più percepita come un vincolo tecnico, bensì come un abilitatore del successo aziendale.
Offre sia alla funzione IT sia al top management una comprensione aggiornata e precisa del livello di esposizione ai rischi informatici, facilitando decisioni più consapevoli e mirate.
Ciò consente di ottimizzare la pianificazione strategica e di dare priorità agli investimenti in sicurezza in modo più efficace e allineato alle reali necessità dell’organizzazione.
Un piano di gestione del rischio informatico consente di tradurre la strategia in azioni concrete, accompagnando l’organizzazione nel passaggio da un approccio reattivo a una gestione proattiva del rischio.
Ovvero si tratta di:
Il primo passo consiste nel chiarire quale livello di rischio l’organizzazione è disposta ad accettare nel perseguimento dei propri obiettivi strategici.
Tale soglia di tolleranza varia in base al settore di attività, alle dimensioni dell’azienda e al contesto normativo di riferimento.
Di fatto, stabilire un chiaro risk appetite è fondamentale per guidare le decisioni successive.
Si tratta di redigere un inventario completo delle risorse business-critical, incluse informazioni sensibili, sistemi core, proprietà intellettuale e infrastruttura tecnologica.
Successivamente è necessario identificare le minacce più rilevanti che potrebbero compromettere tali risorse. Per esempio: attacchi informatici, errori umani, malfunzionamenti hardware o eventi naturali.
È doveroso evidenziare che comprendere cosa è più prezioso per l’organizzazione e cosa lo mette a rischio costituisce la base di una gestione efficace del rischio informatico.
È necessario svolgere un processo di valutazione strutturato, preferibilmente basato su framework riconosciuti come Nist o ISO/IEC 27005, per stimare la vulnerabilità delle risorse e le possibili conseguenze in caso di rischio informatico, attribuendo valori di probabilità e impatto.
È necessario classificare i rischi – dopo averli identificati e valutati – utilizzando una matrice del rischio o un sistema di scoring.
Si tratta di dare precedenza alle minacce più probabili e con impatti potenzialmente gravi.
Ciò consente di allocare le risorse in modo mirato, evitando di disperdere gli sforzi su problematiche marginali.
È importante definire le azioni correttive da intraprendere, sulla base delle priorità individuate.
I controlli possono includere soluzioni tecniche (per esempio, firewall, crittografia), misure organizzative (per esempio, formazione del personale) o strategie di trasferimento del rischio (es. coperture assicurative).
È importante adottare un approccio multilivello che bilanci costi, efficacia e complessità operativa.
La gestione del rischio è un processo dinamico e continuo, che richiede revisioni periodiche per garantire che la strategia rimanga efficace rispetto all’evoluzione del contesto tecnologico, normativo e delle minacce.
Inoltre, l’adozione di strumenti di monitoraggio in tempo reale consente di individuare tempestivamente nuove vulnerabilità e potenziali attacchi.
In un ambiente in costante cambiamento, la capacità di adattarsi rapidamente rappresenta un elemento fondamentale per assicurare una postura di sicurezza resiliente e duratura.
Ecco alcune strategie per un’efficace mitigazione dei rischi informatici. E, precisamente, per:
Una strategia di difesa efficace utilizza livelli di protezione sovrapposti tra endpoint, reti, applicazioni e identità.
Si tratta di combinare firewall, soluzioni di rilevamento e di risposta degli endpoint (Endpoint Detection & Response – EDR), segmentazione della rete e autenticazione a più fattori (Multi-factor Authentication – MFA) per una copertura affidabile.
L’intelligence sulle minacce consente ai team di sicurezza di comprendere le tattiche, le tecniche e le procedure degli aggressori.
Inoltre, la ricerca delle minacce si basa su un approccio proattivo per scoprire le minacce nascoste già presenti all’interno dell’ambiente.
Si consiglia di iscriversi ai feed in tempo reale di intelligence sulle minacce e implementare i playbook di ricerca delle minacce basati sulle tecniche Mitre ATT&CK, oltre a considerare soluzioni di threat intelligence.
Ciò permette di dare priorità alle vulnerabilità in base alla sfruttabilità, al valore degli asset e all’impatto aziendale.
È fondamentale assegnare ai singoli utenti l’accesso solo alle risorse strettamente necessarie per svolgere le proprie funzioni, in linea con il principio del privilegio minimo.
In un’architettura Zero Trust, basata sul concetto “never trust, always verify”, ogni richiesta di accesso deve essere continuamente verificata, indipendentemente dalla provenienza.
Questo approccio riduce in modo significativo il rischio associato alla compromissione delle credenziali e limita l’impatto potenziale di eventuali violazioni.
I backup sono l’ultima linea di difesa, soprattutto in caso di attacchi ransomware. Tuttavia, sono efficaci solo se testati.
Si consiglia di mantenere backup offline crittografati ed eseguire regolarmente esercitazioni di ripristino di emergenza per garantire che i processi di ripristino dei dati funzionino.
Le vulnerabilità nei sistemi partner o nei fornitori di software possono introdurre un’esposizione significativa.
Pertanto, si consiglia di valutare e monitorare le pratiche di sicurezza dei fornitori ed includerle nei piani di risposta agli incidenti.
Un piano di risposta agli incidenti deve essere regolarmente testato e deve delineare ruoli chiari, percorsi di escalation e playbook per vari scenari di attacco.
Si suggerisce di condurre esercitazioni più di una volta all’anno per mantenere preparata l’organizzazione.
I dipendenti rappresentano un elemento chiave nella protezione dell’organizzazione.
Pertanto, è fondamentale prevedere programmi di formazione regolari in materia di sicurezza informatica, includendo temi quali: la gestione sicura delle password, la navigazione consapevole, esercitazioni pratiche tramite simulazioni di phishing e campagne periodiche di sensibilizzazione.
È doveroso evidenziare che la formazione non dovrebbe limitarsi a momenti isolati, ma essere integrata nel processo di onboarding e aggiornata regolarmente in base all’emergere di nuove minacce.
L’obiettivo è promuovere una cultura aziendale in cui la segnalazione tempestiva di comportamenti sospetti diventi una prassi consolidata, considerando che l’errore umano continua a rappresentare una delle principali cause di violazioni.
Una strategia solida di gestione del rischio informatico rappresenta la base di programmi di cyber security maturi, capaci di generare valore aziendale tangibile.
Di fatto, attraverso l’identificazione, la valutazione e il trattamento sistematico dei rischi – in linea con le priorità strategiche dell’organizzazione – è possibile ottimizzare gli investimenti in sicurezza, rafforzare la fiducia degli stakeholder e garantire continuità operativa in un contesto di minacce in continua evoluzione.
Inoltre, una gestione del rischio cyber realmente efficace richiede, non solo l’adozione di tecnologie adeguate, ma anche: processi ben strutturati; un forte commitment da parte del top management; un allineamento organizzativo che ponga la sicurezza al centro della strategia aziendale.
Ovvero, di fronte a minacce sempre più sofisticate e impattanti, è necessario un cambio di paradigma, passando da un approccio reattivo e frammentato a una visione olistica e proattiva della sicurezza, incentrata su un framework di gestione del rischio coerente, trasversale e orientato al lungo termine.
In conclusione, le organizzazioni, seguendo le best practice illustrate e selezionando le soluzioni tecnologiche più avanzate, possono trasformare la sicurezza da centro di costo a leva strategica, capace di proteggere le risorse critiche, oltre ad abilitare l’innovazione e a sostenere la crescita del business.