DeepSeek: i timori per la privacy e la cyber security
2025-1-30 11:17:33 Author: www.cybersecurity360.it(查看原文) 阅读量:1 收藏

Sebbene le potenzialità di DeepSeek siano evidenti, tanto da essere diventata l’app gratuita di AI generativa più scaricata negli Stati Uniti, non mancano i timori sul rispetto della privacy e sugli aspetti di cyber security dell’intelligenza artificiale cinese.

Come altri servizi simili, infatti, anche DeepSeek raccoglie una grande quantità di dati personali e di utilizzo che vengono archiviati in data center dislocati in Cina, dunque senza possibilità di controllo da parte degli utenti.

Non sorprende insomma che il Garante oggi abbia aperto un’indagine.

DeepSeek: tra dubbi e timori per la privacy e i rischi cyber

Fonti autorevoli e la stessa policy ufficiale asseriscono che DeepSeek raccolga una vasta gamma di dati personali dei propri utenti, tra cui messaggi e contenuti delle interazioni con il chatbot, informazioni sui dispositivi utilizzati e così via.

A tal proposito, Adrianus Warmenhoven, esperto di cyber security di NordVPN, ha espresso alcune perplessità: “L’ascesa di startup come DeepSeek presenta sia opportunità che rischi. Gli utenti dovrebbero avvicinarsi a queste piattaforme con cautela, specialmente considerando le diverse leggi sulla privacy in vigore nel mondo”. E aggiunge che “i dati condivisi sulla piattaforma potrebbero essere accessibili al governo cinese, in base alle leggi sulla sicurezza informatica del Paese”.

L’indagine del Garante privacy italiano

Il Garante, come annunciato nella serata di oggi, ha inviato una richiesta di informazioni a Hangzhou DeepSeek Artificial Intelligence e a Beijing DeepSeek Artificial Intelligence, le società che forniscono il servizio di chatbot DeepSeek, sia su piattaforma web che su App.

“L’Autorità, considerato l’eventuale alto rischio per i dati di milioni di persone in Italia, ha chiesto alle due società e alle loro affiliate di confermare quali siano i dati personali raccolti, da quali fonti, per quali finalità, quale sia la base giuridica del trattamento, e se siano conservati su server collocati in Cina”, si legge in una nota del Garante.

“Il Garante, inoltre, ha chiesto alle società che tipo di informazioni vengano utilizzate per addestrare il sistema di intelligenza artificiale e, nel caso in cui i dati personali siano raccolti attraverso attività di web scraping, di chiarire come gli utenti iscritti e quelli non iscritti al servizio siano stati o vengano informati sul trattamento dei loro dati”.

“Entro 20 giorni le società dovranno fornire all’Autorità le informazioni richieste”.

Aggiunto alle 19.00

In particolare, in Cina vige un preoccupante sistema di sorveglianza sui dati personali dei cittadini, perpetrato dal governo. Basti pensare all’implementazione di sistemi di controllo delle emozioni degli alunni delle scuole e all’uso di strumenti di credit scoring (credito sociale) attraverso cui vengono valutati i cittadini cinesi e ai quali viene loro assegnato un punteggio sociale.

Tutto ciò, grazie a massive tecniche di sorveglianza impiegate e non è un caso il fatto che queste siano pratiche che l’AI Act vieta categoricamente, poiché rappresentano un serio pericolo per i diritti e le libertà fondamentali degli individui dell’Ue.

Altre problematiche sul fronte privacy e rischi cyber

Oltre a ciò, non si ha alcuna evidenza della circostanza che DeepSeek sia conforme al GDPR. E desta non poche preoccupazioni il fatto che DeepSeek abbia subito degli attacchi cyber su larga scala, portando l’azienda ad affermare che limiterà la registrazione di nuovi utenti ai propri servizi.

In più, diversi test hanno dimostrato che, se interrogato su argomenti politicamente sensibili per il governo cinese, DeepSeek spesso evita risposte dirette o propone versioni che rispecchiano le narrazioni ufficiali.

Questo solleva interrogativi sulla possibile introduzione di meccanismi di censura integrati nell’IA per assicurare il rispetto delle linee guida del Partito Comunista.

Meccanismi che impediscono agli utenti di porre specifiche domande all’IA, soprattutto di argomenti che potrebbero mettere in imbarazzo il regime. Ciò rappresenta un serio pericolo per la diffusione di fake news, tra le altre cose.

L’importante ruolo del Digital Services Act

Il Digital Services Act (Dsa), in UE, cerca di porre un freno attraverso una maggiore responsabilizzazione dei fornitori di servizi intermediari (tra cui rientrano anche le piattaforme online di dimensioni molto grandi come TikTok, Facebook, Instagram eccetera) e una più stringente regolamentazione di ciò che viene pubblicato online.

In proposito, è bene considerare anche le recenti dichiarazioni di Mark uckerberg sulla possibilità di eliminare i meccanismi di fact checking su Facebook e Instagram e introdurre, al loro posto, il sistema delle community notes già implementato su X (ex Twitter), attraverso cui sono gli stessi utenti (selezionati sulla base di specifici criteri) a contestualizzare o specificare dei post considerati “ambigui”.

Tale iniziativa di Zuckerberg escluderebbe gli utenti Ue e della Gran Bretagna, per i quali valgono protezioni maggiori. Ciò, comunque, non è sufficiente a cancellare le preoccupazioni sulla diffusione di informazioni false nel mondo, anzi si tratta di un approccio rischioso, anche alla luce del fatto che il Ceo di Meta ha accusato l’Europa di avere “un sempre crescente numero di leggi che istituzionalizzano la censura e rendono più difficile realizzare qualsiasi innovazione lì”.

Le sfide future

L’avvento di questa nuova tecnologia che fa spietata concorrenza a ChatGpt di OpenAI solleva numerosi dubbi sulla sua legittimità e timori per tutta una serie di ragioni evidenziate in precedenza.

Ciò dimostra come il mondo sia ancora lontano dall’avere una visione armonizzata in relazione alla necessità di creare un’adeguata protezione dei diritti e le libertà fondamentali degli individui, proprio alla luce degli schieramenti che vedono contrapposti l’Ue da un lato e Cina e Usa dall’altro.

Questa diversità di vedute, però, può avere un impatto potenzialmente disastroso sulla tenuta delle democrazie e sul rispetto dei diritti delle persone, andando a creare un ambiente geopolitico pericolosamente diverso fra continenti, una sorta di guerra “digitale” tra superpotenze, in cui l’una cerca di prevalere sull’altra a suon di leggi, regolamentazioni e innovazioni tecnologiche.


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